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Capodanno in rosso: 7 opere d'arte che raccontano il colore delle feste

  Il colore rosso , generalmente ritenuto il "colore delle feste" per eccellenza, nella storia dell'arte si presenta in differenti sfumature, assumendo significati ogni volta diversi, talvolta tra loro opposti. Rosse sono le pareti di Pompei ed Ercolano, rosse sono le vesti dei cardinali e dei martiri nei dipinti, ma rosse sono anche le locandine pubblicitarie del Campari disegnate da Depero o le combustioni di Burri, piuttosto che le tele di Fontana e Rothko.  LUCIO FONTANA, CONCETTO SPAZIALE, ATTESE 7 OPERE D'ARTE CHE RACCONTANO IL COLORE DELLE FESTE POMPEI: il rosso pompeiano Iniziamo il nostro viaggio con il cosiddetto "rosso pompeiano", un'elegante tonalità di rosso derivato dalla composizione di una serie di pigmenti naturali. In realtà probabilmente in origine si trattava di un giallo ocra,  trasformato dai gas del Vesuvio, che hanno trasformato la sua tinta cromatica. Questo processo chimico ha creato così un colore nuovo: un rosso caldo e intens...

#TiPortoAlMuseo: Oltre il ritratto. Il restauro visibile della Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli



Il Museo Poldi Pezzoli, tra le case-museo milanesi più importanti, ha presentato il primo intervento conservativo "dal vivo" sull'opera simbolo della collezione, il Ritratto di giovane donna di Piero del Pollaiolo. Si tratta di un'opportunità unica per tutti i visitatori di seguire da vicino e "in diretta" l'intervento dei restauratori, comprendere l'importanza della diagnostica per immagini applicata alle opere d'arte e il valore della ricerca ai fini della conoscenza e della cura del nostro patrimonio artistico.


L'intervento è importante anche perché riguarda un'opera identitaria del museo, icona che ha conosciuto una notevolissima fama a partire dagli anni Settanta dell'Ottocento, quando fu acquisita da Gian Giacomo Poldi Pezzoli, per diventare ben presto una delle opere più rinomate e apprezzate dal pubblico. Questo dipinto su tavola è da sempre celebrato con enfasi per l'altissima qualità stilistica e tecnica e per lo straordinario fascino, ed è annoverato dalla critica come uno dei più bei ritratti del Quattrocento italiano.



Con questo progetto tutti hanno la possibilità di entusiasmarsi di fronte a questo autentico connubio di arte e scienza. Già da qualche anno si era pensato di intervenire sull'opera, il cui ultimo restauro risale al 1951, e di sottoporre la tavola e la superficie pittorica, ormai molto ingiallita, una approfondita campagna di indagini diagnostiche per poter definire in maniera scientifica e con molta prudenza l’intervento conservativo da effettuare. A questo scopo è stata avviata a partire da giugno scorso una dettagliatissima campagna di indagini diagnostiche con il supporto della Fondazione Bracco, Partner Scientifico di questo restauro e da anni impegnata in questo campo, a cura di un team di scienziati delle Università degli Studi di Milano e spin off IUSS-Pavia DeepTrace Technologies in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Per i restauratori le indagini sono state indispensabili per valutare lo stato di salute rispettivamente degli strati pittorici e del supporto ligneo e progettare il tipo di intervento.



Questo celebre dipinto ritrae una giovane dama che si staglia su un cielo azzurro solcato da alcune nubi. La complessa acconciatura arricchita dal frenello, il filo di perle che scende sulla fronte, la collana a cui si aggancia un pendente con un grosso rubino e la sontuosa manica in velluto dalla decorazione floreale indicano la ricchezza e l'origine aristocratica della dama. Il volto, mostrato perfettamente di profilo, secondo la ritrattistica antica, è segnato da una sottile linea nera di contorno, che lo fa risaltare nettamente. La posa di profilo è scelta anche per motivi di decoro perché evita che lo sguardo dell’effigiata intercetti quello dell'osservatore. 


L'identità della giovane è ignota ma è probabile che si trattasse di una dama fiorentina andata in sposa nella seconda metà del Quattrocento a Giovanni II da Barbiano, conte di Cunio, presso la cui famiglia il dipinto restò fino al 1814. L'opera potrebbe essere stata realizzata nell'imminenza delle nozze, ai tempi il momento di massima visibilità pubblica per una giovane. Il dipinto, databile al 1470 circa, è il più famoso di una serie di ritratti femminili, attualmente divisi fra diversi musei europei e americani, eseguiti nell'arco di quindici anni da Piero del Pollaiolo. Fratello minore di Antonio, pittore orafo e scultore, Piero si dedicò esclusivamente alla pittura; i contemporanei lo consideravano uno tra i maggiori pittori di Firenze, pari al Botticelli e al Ghirlandaio. Tipica del Pollaiolo è la tecnica pittorica, resa con una materia densa e compatta che dà consistenza e spessore ai dettagli più minuti. La straordinaria attenzione ai valori della luce testimonia l'influenza delle novità introdotte dai pittori fiamminghi contemporanei.


Si tratta dunque un'occasione unica per seguire i lavori di restauro di uno dei capolavori della storia dell'arte; un'operazione che rende accessibile a tutti il lavoro degli esperti restauratori.



Articolo in collaborazione con MuseoCity



Per maggiori informazioni e per seguire il restauro: Museo Poldi Pezzoli / Oltre il ritratto
@progettopelago | #TiPortoAlMuseo | MuseoCity




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